VICENZA – Controllavano i propri dipendenti quasi tutti immigrati irregolari e quindi facilmente ricattabili, attraverso una catena elettronica collegata a un GPS. Questi, i nuovi metodi dei datori di lavoro-padroni. L’ha scoperto la Guardia di Finanza in una maxi operazione chiamata "Ghost Enterprises" avvenuta in provincia di Vicenza in cui sono state denunciate più di 150 persone.
L’organizzazione composta da indiani, era al centro di un vasto giro di volantinaggio illegale fatto di lavoro nero, evasione e frode fiscale pari a circa venti milioni di euro. I nuovi schiavi, così definiti nel blitz delle Fiamme Gialle, erano tutti lavoratori a nero e principalmente stranieri del Sud-est asiatico: pakistani, indiani e bengalesi.
Consegnare volantini in giro in apparenza poteva sembrare un lavoro comune, come tutti gli altri, un lavoro “pulito e onesto”. In realtà non era affatto così.
Presi dalle concerie della Valle del Chiampo, area diventata quasi “di proprietà” dell’etnia indiana per l’alta concentrazione di extracomunitari provenienti dal continente asiatico, i lavoratori reclutati erano costretti a consegnare i volantini pubblicitari. Per controllare che il lavoro dei propri dipendenti venisse svolto fino in fondo, l’organizzazione, comodamente da casa, applicava questi atti di schiavitù tramite la nuova tecnologia GPS.
I pseudo datori di lavoro hanno giustificato ai militari i propri metodi di controllo, dichiarando di aver fatto nient’altro che un favore ai loro connazionali. L’uso del collare GPS serviva a tutelarli da qualsiasi pericolo e da ogni possibile necessità.
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